Premio Giulio Onesti 2013 a Alex Zanardi – Presentazione del Sen. Sergio Zavoli
Ho visto tante cose nella mia vita privata, pubblica, professionale; e altre ancora, tali da minare un bel po' della mia inclinazione a credere che ognuno cela un rapporto fiducia so con la propria sorte, e ciò anche quando la realtà suscita in noi una sorta di disincanto, e d induce alla resa, vittime di eventi che sembrano volerti togliere pezzi di vita. Ho visto poche persone decise a governare il senso, manifesto o segreto, di una sconfitta.
Stamane, in questo luogo caro a chi difende una tradizione ancora etica dello sport, è palese la prova di come si è vincitori, comunque, quando si senta di non doversi arrendere all'idea che non vi sia più nulla da desiderare, da volere e soprattutto da fare; nonostante si sia nati per vivere, non per consegnerei allo sconforto, alla rinuncia, alla resa.
Da qui è partita la mia gioia, posso chiamarla proprio così, quando un autorevole amico, Franco Canaro, uri ha chiesto di presentare uno dei due destinatari del nobilissimo "Premio Onesti". Accanto alla lusinga di ricevere un compito così delicato, in termini umani, ho come avvertito una singolare assonanza, seppure per contrasto, tra i riconoscimenti conferiti, insieme, a Mennea e a Zanardi, accomunati dall'incongruo accostamento tra due storie unite da un paradosso di cui avverto tutta la temerarietà. Mennea e Zanardi mi sono apparsi di colpo davanti agli occhi con le prove di entrambi strettamente legate da una spropositata similitudine: l'una nell'immagine dei suoi 200 meni, sempre più vincente, e l'altra sotto il temporale delle foto scattate sulle gambe falciate nell’abitacolo della macchina investita, a 300
all'ora, da un collega lanciato sulla scia del campione bolognese. E' la straordinaria ubiquità di una metafora sportiva che unisce e distingue due atleti con il destino di venire premiati, insieme, al traguardo di due storie illuminate dalla luce di una carriera vittoriosa, la prima, e la seconda dai lampi che concludevano la più disperante delle sconfitte. Eppure sono due storie che, seppure così distanti, parlano di due straordinarie, opposte conquista: Penso a due vincitori la cui contiguità traspare da qualcosa che lo sport sa tenere
insieme nel segno di un valore che nessuna offesa consumata contro la bellezza e la trasparenzapuò cancellare. Lo dico facendo una riflessione di carattere etico: la vittoria concepita e vissuta con l'animo di Mennea, contro quella di Armstrong; o il dramma di Zanardi, vissuto con una conclusione esemplare per trasparenza e saldezza, rispetto a quella clamorosa e caduca di Pistorius.
Mi tenta il verso che Garcia Lorca dedicò a Ignazio: "Tarderà a nascere, se nascerà ... " un atleta che abbia l'energia morale e fantastica di Alex. L 'ho visto primeggiare, prima e dopo la sua sventura, con la stessa non euforica né enfatica volontà di regolare i propri conti secondo la saggezza delle persone e dei campioni di rango. L'esempio offerto da Alex - così profondamente lontano dai clamori dissennati di cui, oggi, non di rado si circonda lo sport - è una pedagogia che vorremmo affidata alla scuola e alla Tv, spesso estranee alle dimensioni anche interiori e civili, in definitiva etiche, dell' esistenza.
Le rinnovate prove di un atleta cui la sorte pareva aver tolto ogni ragionevole pretesa di credere nel suo "vincerà la vita" sono qui, nell' ammonimento di questo salone, a insegnarci come ogni cosa che sia possibile fare perciò stesso va fatta; esprimendo, con ciò, il potere di "far nuove" anche noi, "tutte le cose". Non potrà riuscire a chiunque, e non pareva possibile neppure ad Alex Zanardi; finché, sottoponendosi a un'indicibile disciplina, strappò alla sfortuna una nuova lettura della vita e della speranza, cioè un'umanissima fiducia nel sacrosanto diritto di testimoniare, non solo per noi stessi. Ne hanno ricevuto una spinta vitale le mille storie che ogni giorno, vincendo dolorose, cedevoli resistenze, possono trasformare il senso di un traguardo mancato in un altro persino più avvincente. Ecco perché, stamattina, il "Premio Onesti" riconosce chi ha esemplarmente onorato l'arduo cimento dedicato al nostro invincibile "essere per la vita".